19.7.14

Historias de una mesa (XIX) Un tavolo rotondo...


Ora vi racconto la mia storia: sono un tavolo rotondo creato con quattro gambe
lunghe e impellicciato con legno di mogano color zucchero bruciato, lucidissimo
Sono stato posto in vendita in un elegante negozio del centro città. Ero orgoglioso e
mi trovavo bene in quell’ambiente perché ero in compagnia di mobili eleganti e di
classe.
Una mattina una coppia di giovani è entrata nel negozio, mi ha visto, sono
piaciuto e mi hanno acquistato: nel pomeriggio seguente sono stato trasportato nella
loro casa. L’appartamento mi è subito piaciuto perché pieno di colori, di cuscini e con
un simpatico disordine. Il giorno dopo mi hanno messo attorno quattro sedie nere che
al momento non ho gradito ma poi siamo diventati amici.
La ragazza spesso si appoggiava a me per scrivere e studiare perché doveva
sostenere un esame all’università.
Una sera i due ragazzi tornarono con alcuni rotoli di carta colorata. Per qualche
pomeriggio sentii su di me un gran tagliar di forbici ma non capivo cosa stessero
facendo.
La mia curiosità venne appagata quando cominciarono a incollarmi tutto il piano
e attaccarmi dei piccoli pezzi che non riuscivo a decifrare e per ultimo mi
appoggiarono un cristallo che mi dava l’impressione di soffocare. Mi sentivo offeso e
avvilito e mi chiedevo: ‘ma se non gli piacevo perché mi hanno comperato? Perché
mi fanno questo? Avevo un piano così bello che tutti ammiravano e loro lo hanno
rovinato?’.
Questa mia delusione e amarezza però scomparve la sera che alcuni amici
vennero a trovarli e vedendomi esclamarono in coro:
“Che meraviglia! Che buon gusto! Che scelta azzeccata di colori! Veramente
bello! Queste rose sembrano vere!ora lo fotografo e lo pubblico su una rivista di
arredamento”.
A quel punto ero felice perché i due ragazzi non mi avevano disprezzato ma solo
valorizzato secondo il loro gusto. Ricominciavo così a essere un tavolo felice e
contento di stare in compagnia.
Questa è come la metafora della vita: non sempre le cose vanno come noi
vorremmo ma l’importante è essere contenti di come siamo.
Chiara Trubbiani
 
È da anni che in Italia le vie del scrivere sono spesso invisibili e niente facile, come qui, in mezzo all'andare delle grandi editoriale. Ma Chiara si ostina a cercare la libertà e fare del scrivere l'essenziale senza voce, la bella semplicità di leggere.  

1 commento:

Annarita ha detto...

Una bellissima metafora, Carlo.
Grazie.